Cinque donne, cinque generazioni, cinque caratterizzazioni che la poliedrica Beatrice Fazi ci fa incontrare in questo suo debutto nel monologo. Dal 1887 al 2018, queste cinque donne ci portano per mano attraverso i grandi cambiamenti epocali, le abitudini e le superstizioni, le leggende e il folclore, viaggiando dal Sud Italia al Nuovo Mondo, attraversando grandi rivoluzioni, passando dalla vita contadina a quella iperconnessa, avanzando verso un futuro che cambia e che le cambia. E cambia anche la lingua che parlano, in un’evoluzione che attraversa generazioni e continenti: dal profondo Sud che usciva appena dal brigantaggio all’America di Woodstock e degli hippy, dai primi movimenti di emancipazione della donna al vuoto di valori degli anni ’90 del novecento, dalla donna evoluta, indipendente e di successo che ha tre mariti e non ne indovina nessuno, fino alla ragazzina che ha già le idee chiare e quando rimane incinta decide di fare famiglia, nonostante vada ancora al liceo. La mamma meridionale, la ribelle femminista, la figlia dei fiori naif, la donna manager e l’adolescente nativa digitale: ognuna di queste donne ci fa conoscere un pezzo di storia, la sua personale ma anche quella del nostro Paese. Con un tono sempre in bilico tra il brillante e la commozione e uno sguardo fortemente ironico su chi siamo stati e chi diventeremo, Beatrice Fazi ci racconta come è cambiata la nostra vita: la coppia, il matrimonio, i rapporti tra genitori e figli, l’emancipazione femminile. Ma nonostante tutti i progressi fatti, quando si parla di sentimenti, siamo sempre alle prime armi. A fare da corollario al racconto, una scena fatta di foto e proiezioni, attraverso cui lo scorrere del tempo sarà sempre tangibile, ricordandoci volti e fatti che fanno parte del nostro vissuto, della memoria storica di tutti noi. Anche la colonna sonora attraversa tutto il secolo, dalla musica popolare al rap. Queste cinque donne non si capiscono, ma in fondo si assomigliano. E scopriranno che il luogo da cui fuggono diventa quello in cui tornare, perché le nostre radici sono importanti, anche quando vogliamo dimenticarle.
" CINQUE DONNE DEL SUD " OTI - Officine del Teatro Italiano e TREBISONDA PRODUZIONI scritto e diretto daFrancesca Zanni